Lo scorso 21 marzo, si è tenuta la sessione di peer-learning della prima edizione italiana del Business & Human Rights Accelerator, il percorso di formazione di 6 mesi ideato dal Global Compact delle Nazioni Unite con il supporto tecnico di Shift ed implementato in collaborazione con i Network locali. Il programma, attivo in oltre 50 Paesi, vede la partecipazione di 880 aziende al livello globale. L’obiettivo del percorso è duplice: da un lato, fornire alle imprese aderenti le conoscenze e competenze necessarie per fissare e raggiungere ambiziosi obiettivi aziendali per la tutela dei diritti umani e dei lavoratori; dall’altro, offrire loro indicazioni e strumenti concreti per condurre processi di due diligence efficaci, sia internamente che lungo le catene di fornitura.

Nel 2024, sono 37 le aziende italiane (65% companies e 35% PMI) coinvolte nell’Accelerator, le cui attività sono realizzate al livello nazionale con il supporto di Pirelli e con il contributo tecnico di Oxfam Italia. Le imprese partecipanti operano in settori industriali diversificati, inclusi alcuni considerati a maggior impatto - tra cui l’alimentare, l’automobilistico, dei trasporti e delle utilities -, a dimostrazione di quanto il tema dei diritti umani sia trasversale e coinvolga sempre più tutto il settore privato, chiamato ad effettuare un cambio di paradigma e spostarsi dalla visione di risk-to-business a quella di risk-to-people.

Durante l’incontro, i rappresentanti aziendali hanno avuto l’occasione di confrontarsi su prassi e processi già in essere e approfondire la relazione tra le business operation e i diritti umani secondo diverse prospettive. In generale, le aziende italiane coinvolte nel percorso si dimostrano attente alla tematica: circa il 70% dei partecipanti ha già adottato una policy sui diritti umani o pubblicato uno statement sul tema, mentre il 40% circa dichiara di effettuare due diligence con riferimento ai diritti umani sia nelle proprie operazioni che sul primo livello della catena di fornitura.

In occasione del confronto, sono state individuate le leve che spingono il settore privato ad occuparsi del tema, tra cui l’adeguamento normativo (soprattutto al livello europeo) e le richieste di consumatori, investitori ed agenzie di rating, e le principali avversità registrate, in particolare nella fase di verifica del rispetto dei diritti umani nelle filiere e nell'identificazione e coinvolgimento delle funzioni aziendali preposte. Successivamente, sono stati analizzati i requisiti indicati dai “Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani (UNGPs) con riferimento alla responsabilità delle aziende: tra questi, l’assunzione di un impegno formale e pubblico sul tema dei diritti umani tramite policy; l’adozione di adeguati processi di due diligence; infine, la previsione di meccanismi di grievance e misure di rimedio afferenti agli eventuali impatti causati.

Sul secondo requisito - focus principale dell’incontro - è stato messo in evidenza come la due diligence non debba essere considerata un’attività fine a sé stessa, ma un processo di analisi, valutazione, azione e mitigazione che l’azienda deve portare avanti in maniera continua, partendo da prodotti o servizi, aree o Paesi che presentano fattori di rischio e coinvolgendo diverse funzioni aziendali. E non solo: deve riguardare sì le operazioni gestite direttamente dall’impresa, ma è fondamentale che quest’ultima si faccia anche da promotrice e - possibilmente - garante del rispetto dei diritti umani lungo tutta la sua catena del valore.

Un ulteriore aspetto approfondito è stato quello normativo. Attualmente, lo standard globale di riferimento in tema di Business & Human Rights è rappresentato dagli UNGPs, le linee guida di soft law che si fondano su tre pilastri: Protect, Respect and Remedy. A questi, nella compliance aziendale si aggiungono alcuni obblighi specifici dettati da normative nazionali e sovra-nazionali. Tuttavia, l’auspicio delle imprese è di poter fare affidamento su un framework ancora più chiaro e mandatorio, in aggiunta agli standard esistenti, che definisca in maniera puntale ed armonizzata gli strumenti, le modalità e l’estensione di una due diligence aziendale.

Le attività del percorso di accelerazione proseguiranno fino a luglio 2024 e si articoleranno in nuovi appuntamenti di peer-learning, momenti di auto-apprendimento attraverso l’Academy di UNGC e sessioni globali organizzate dal Global Compact delle Nazioni Unite, con focus di volta in volta diversi sugli ulteriori passaggi del processo di dovuta diligenza: dalla prioritizzazione dei rischi connessi ai diritti umani, al dialogo con gli stakeholder, la comunicazione interna ed esterna e, infine, la creazione di adeguati meccanismi di reclamo che vadano oltre il sistema di whistleblowing.

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Manifesto “Imprese per le Persone e la Società”

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