Lo scorso settembre, il report European Private Sector SDG Stocktake 2024 – realizzato dai Network europei di UN Global Compact – registrava come sette aziende europee su dieci già possedessero una conoscenza approfondita dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati dall’Agenda 2030, e sei su dieci li integrassero all’interno della loro strategia aziendale, concentrandosi soprattutto su parità di genere, lavoro dignitoso e cambiamento climatico.
Lo scenario italiano – ricostruito dal medesimo Report – presentava tratti anche più positivi, a conferma di come l’Agenda 2030 sia un framework imprescindibile per la maggior parte del settore privato: il 72% delle imprese italiane con strategie di sostenibilità attive ha integrato gli SDGs nel proprio core business; oltre l’88% sul totale del campione intervistato dichiara di avere piena cultura e consapevolezza degli stessi. I tre principali obiettivi su cui le aziende italiane interpellate stanno concentrando i propri sforzi sono più peculiari di quelli europei, ovvero in passato non ai primi posti: l’SDG 15 (vita sulla terra), l’SDG 3 (salute e benessere per tutti) e l’SDG 16 (pace, giustizia e istituzioni forti).
Eppure, il cammino verso lo sviluppo sostenibile a livello globale è ancora arduo e messo alla prova da sfide gravi ed urgenti. Prima fra tutte, l’instabilità geopolitica e il propagarsi di guerre disumane, oltre che distruttive dei progressi già compiuti, in corso o potenziali, nell’ambito della preservazione dell’ambiente, dell’affermazione dei diritti culturali, economici e sociali di tutte le Persone, nonché della lotta alla corruzione.
Come ha ricordato António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, in un discorso tenuto lo scorso 10 dicembre, tutti i diritti umani sono interconnessi ed indivisibili. La negazione di un diritto impedisce l’affermazione e l’esercizio di altri diritti. Pertanto, è nostro dovere difenderli tutti. Una analoga prospettiva caratterizza anche lo sviluppo sostenibile: i diversi ambiti della sostenibilità sono fortemente interconnessi fra loro. Ad esempio, il cambiamento climatico è sia conseguenza di secoli di politiche economiche e modelli di business non sostenibili, ma anche causa della diffusione di ulteriore povertà e disuguaglianza, di spostamenti massivi di persone, dell’emersione di nuovi rischi per la salute umana. Parallelamente, è impossibile definire come “veramente sostenibile” un’azienda che non intenda andare oltre la propria prospettiva interna e il proprio perimetro organizzativo, in termini di attenzione, impegno ed azione a supporto degli SDGs. Basti pensare a quanto sia cruciale il coinvolgimento delle catene di fornitura nelle strategie di sostenibilità aziendali; l’attivazione di partenariati con soggetti pubblici e privati, profit e non profit; il mantenimento di una forte connessione con i territori e le comunità anche nel caso di imprese transnazionali, per mettere davvero a frutto il tempo che ci separa dall’anno limite del 2030, e contribuire in modo efficace alla “transizione giusta”.
Visione sistemica e approccio collaborativo, ben sostenuti dal commitment del vertice e da solide competenze, portano le strategie di sostenibilità a integrarsi con le strategie di business: questo, in sintesi, è l’approccio che abbiamo cercato di veicolare nel corso dell’ultimo anno come UNGCN Italia sotto il nome di “governance trasformativa”.
Come rete italiana del Global Compact delle Nazioni Unite, chiudiamo l’anno con 637 aziende aderenti e coinvolte nel progetto, ciascuna coerentemente con la propria dimensione, i propri obiettivi e la propria ambizione. Oltre 140 di queste sono nuove adesioni del 2024. Il Network si rafforza così ulteriormente come “spazio di riferimento”, all’interno del quale un gruppo di organizzazioni e Persone sempre più numeroso ed eterogeneo si incontra e progredisce, condividendo sensibilità ed esperienze, raccogliendo idee e traendo nuove ispirazioni.
Era il 2002, quando un primo gruppo informale di imprese virtuose iniziò a riunirsi e ad operare per dare seguito in Italia all’invito rivolto due anni prima al settore privato di tutto il mondo dall’allora Segretario Generale ONU – Kofi Annan, ad unire le forze e dare un volto nuovo, etico ed umano all’economia e ai mercati globali. Da quel momento, e lungo oltre due decadi, il Network italiano è costantemente cresciuto, si è strutturato e rafforzato, dimostrandosi al tempo stesso capace di mantenere lo spirito che lo ha guidato sin dal principio di un’avventura che sembrava quasi visionaria: oggi – come venti anni fa – operiamo per promuovere una trasformazione che sia culturale ma anche sostanziale, attraverso l’approccio più inclusivo e sinergico di cui siamo capaci.
Pertanto, sostenuti dalla nostra scelta di rinunciare a interagire e comunicare in un modo che sia prevalentemente frontale ed univoco, continueremo anche nel prossimo futuro a lavorare in modalità partecipata per creare più occasioni possibili di confronto aperto all’interno di quello “spazio di riferimento” che vogliamo rendere sempre più professionale, vivace e generativo.
Buon 2025.